La presenza italiana in Mitteleuropa è consolidata da secoli, così come in altre aree del mondo, ma forse meno nota. Può essere interessante ricordare alcuni tratti di questo rapporto plurisecolare di amicizia e compenetrazione. Durante il Risorgimento Mazzini e Garibaldi influenzarono e infiammarono l’
Europa centrale.
La presenza italiana in Mitteleuropa nella storia
Per Mitteleuropa intendiamo tutta l’area fra
Monaco e Budapest. Fin dal tempo del re medievale ungherese Mattia Corvino, artisti, artigiani e scrittori italiani sono stati apprezzati a Budapest. Anche alla corte polacca e nella
Vienna asburgica. A Vienna addirittura personaggi come Marsili e
Montecuccoli, pianificarono la geopolitica austriaca seicentesca. Nel frattempo, altri italiani, a Vienna, facevano nascere il
melodramma. Eugenio di Savoia, scappava dal convento dove era stato confinato dalla famiglia e malgrado il fisico gracile diventava il più grande stratega militare della storia austriaca, salvando Vienna dall’assedio turco del 1683. Nello stesso assedio il frate Marco d’Aviano entusiasmava i soldati. Architetti e scultori italiani costruirono diverse città mitteleuropee. Dopo la devastazione della Seconda Guerra Mondiale alcune furono ricostruite grazie ai quadri di pittori italiani, come
Tiepolo.
Gli Asburgo e l’Italia
Gli Asburgo amarono l’Italia e la risollevarono non solo nel Lombardo-Veneto e a
Trieste, ma anche nei ducati emiliani e in Toscana, dove ancora si trovano statue dedicate al Granduca Leopoldo, figlio di Maria Teresa. Egli fu un grande riformatore che scrisse la più moderna costituzione europea per lo stato toscano. Purtroppo, a causa della morte del fratello Giuseppe a Vienna e della sua conseguente partenza da
Firenze, essa non vide mai la luce.
Non soltanto oltre centomila italiani, cittadini austriaci, combatterono per l’Austria, durante la Grande Guerra. A firmare l’armistizio con l’Italia, esattamente cent’anni fa, c’era fra gli ufficiali austriaci un certo Ruggiera. Anche molti cechi e slovacchi, dall’altra parte del fronte, combatterono per l’Italia.
Italiani in Slovacchia
In Slovacchia la presenza italiana odierna, in particolare nella capitale, Bratislava, è particolarmente evidente. Ma è una solida e antica presenza, in Mitteleuropa. Bratislava ha, per fare alcuni esempi, un ponte chiamato Lanfranconi, un ministro che di cognome fa Pellegrini. Kukorelli (trasformazione del cognome italiano Cucorelli) è l’eroico pilota artefice della resistenza slovacca. A Budapest
Giorgio Perlasca, un padovano che durante la guerra commerciava in bestiame con l’Ungheria, mise in pratica i migliori tratti farseschi italiani, riuscì a spacciarsi per vicario dell’ambasciatore spagnolo, alla fine del ’44, e a salvare migliaia di ebrei. Ancora oggi è un’eroe della comunità ebraica ungherese.
Mitteleuropei italiani di adozione
Sissi amò l’Italia, non fu l’unica romantica della Mitteleuropa della sua epoca ad innamorarsi del Belpaese.
Goethe, Liszt e quasi tutti gli scrittori e compositori mitteleuropei sette-ottocenteschi dovevano compiere un gran tour della penisola. Una sorella di Sissi aveva persino sposato “Franceschiello”,
Francesco II Borbone, ultimo re di Napoli. Friedrich Nietzsche, il grande filosofo della consapevolezza e “picconatore”, visse per decenni fra Rapallo, Orta e Torino. Proprio a Torino finì al manicomio per aver schiaffeggiato un uomo che maltrattava un cavallo. Non solo Nietzsche, anche altri notevoli scrittori mitteleuropei contemporanei, trovarono casa in Italia. Fra loro l’ungherese
Sandor Marai, che a
Napoli, a Posillipo, trascorse due anni di esilio, a guerra finita, prima di partire per gli Stati Uniti.
L’Italia degli scrittori mitteleuropei
Marai narrò questa stagione della sua vita ne “Il sangue di san Gennaro”. Un vivido racconto di un’Italia povera e generosa, nella cui nobiltà antica e decaduta, si riconosce lo scrittore ungherese, autore di altri libri fra i più alti della letteratura novecentesca. Anche il grande scrittore austriaco novecentesco
Thomas Bernhard, provocatorio autore di teatro e narrativa, trovò la sua patria in Italia. Leo Valiani (nato Leo Weiczen), ungherese di Fiume, divenne italiano e fu uno degli artefici della resistenza, uno dei maggiori giornalisti italiani e senatore. Anche Jiri Pelikan, giornalista ceco, in fuga dalla Praga invasa dai sovietici nel 1968, per reprimere la
primavera politica dubcekiana, di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario, divenne italiano e fu anche euro-parlamentare per il nostro Paese. In fondo l’Italia è un Paese della Mitteleuropa? Sicuramente c’è molta più Italia in Mitteleuropa di quanto ci aspetteremmo!
Dall’anno scorso, in centro a Budapest, si trova anche una
statua di Bud Spencer, uno degli attori stranieri più popolari in Mitteleuropa.
Nato a Novi Ligure il 9/2/1991. Insegnante di Filosofia e Storia. Studioso e appassionato di storia e letterature dell’Europa centrale e orientale. Ha pubblicato poesie e narrativa: “Della Precarietà” Primo Premio Mario Soldati 2010, “L’ultima bionda”, “Teleki Pal (uno scritto semi-serio) i nazisti obesi e Dubcek”, articoli su Il Foglio, Il Pensiero Storico, Nuova Storia Contemporanea, Studi Ungheresi, Terra Humana, Ungheria News, Nuova Atlantide, Tepee e saggi storici: “Teleki Pal”, “Dubcek. Socialismo dal volto umano”, “Lo strano matrimonio fra l’Unione Sovietica e i militari argentini”, “Le problematiche dei rapporti fra Religioni e Istituzioni nel Commonwealth australiano”, “ICP and the political crisis in Poland”. Laureato in Scienze Storiche e in Scienze Internazionali a Genova, ha vissuto in Russia, Slovacchia, Australia.
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