Polonia-Italia 0-1. Biraghi traverse e
occasioni: gli azzurri dominano e al 93’
vincono, retrocessione evitata
Jorginho colpisce l’incrocio con un tiro da fuori dopo un minuto, poi il bis di Insigne e parate decisive di Sczczesny e pericoli da Zielinski e Milik. Poi, nel recupero, i tre punti
All’ultimo respiro di una partita che sembrava stregata l’Italia ritrova la vittoria, l’orgoglio, il senso di squadra. Ci pensa la zampata di Biraghi, appena alla terza presenza, quando ormai lo 0-0 è inchiodato e le lancette stanno per imboccare l’ultimo giro di orologio. Così, in un colpo solo, con il 18° tiro riassaporiamo il gusto del gol, la salvezza nella Nations League e possiamo continuare a sperare di poter sorpassare il Portogallo e magari vincere il gironcino. Ma andiamo piano con i voli pindarici. Un passo alla volta. Accontentiamoci di questa piccola impresa, meritata, ma sofferta, contro una Polonia inguardabile.
È la migliore Italia di Mancini, soprattutto nel primo tempo: sfavillante, dinamica, aggressiva. Solo imprecisa. Senza centravanti e senza gol. Il falso nove, stavolta Bernardeschi, è il simbolo di una squadra bella e inconcludente sino a sfiorare l’autolesionismo. Il primo tempo difficilmente ce lo toglieremo dagli occhi: gioco, triangolazioni, velocità. Manca l’acuto, una vera maledizione. Il tridentino piace e non dà punti di riferimento, ma non graffia. E poi ci si mette anche la sfortuna sotto forma di due traverse nei primi 8 minuti. E quando gli azzurri aggiustano la mira ci mette una pezza lo juventino Szczesny con tre parate una più bella dell’altra. Sembra una partita stregata. Anzi lo è. Sino all’ultimo respiro, l’ultima azione. L’Italia c’è ancora: a un passo dal burrone, la risposta che serve.
Mancini a un mese di distanza stravolge la sua filosofia. A settembre, tra le due partite, aveva cambiato nove giocatori su undici. Adesso neppure uno. Dentro lo stadio della Slesia giocano gli stessi che per un’ora hanno messo in croce l’Ucraina con una sorta di doppio play a centrocampo (Verratti-Jorginho) e il tridentino tecnico in attacco in cui stavolta Bernardeschi fa il falso nove e Insigne a sinistra. Come a Genova, anzi meglio. L’Italia per un tempo incanta, gioco e occasioni, la migliore dopo l’Europeo contiano.
La Polonia non si è scrollata di dosso la sconfitta con il Portogallo. Gli azzurri invece incantano: ritmo, gioco, velocità. Un 4-3-3 che nella fase centrale del primo tempo, quando tentiamo il tutto per tutto, diventa 4-2-3-1 con Barella sulla trequarti dietro Berna. Il problema è sempre lo stesso: il gol. Siamo imprecisi e sfortunati: due traverse, con un tiro da fuori di Jorginho e un allungo di Insigne dopo un cross perfetto da destra di Chiesa. Poi si esalta Szczesny: sullo stesso «brasiliano» del Chelsea, sull’incornata di Chiellini, sul diagonale di Florenzi.
Nel secondo tempo la Polonia prova a riaggiustarsi, cambiando subito gli interni di centrocampo, ma gli azzurri non rinunciano a fare gioco anche se l’intensità scema e sale la stanchezza. Florenzi non controlla un ghiotto pallone, Bernardeschi di testa non trova la porta. L’Italia spinge e rischia in contropiede: Donnarumma salva due volte su Grosicki, uno dei nuovi entrati. La carta giusta è Lasagna, preferito a Immobile. L’esordiente dell’Udinese, convocato quasi per caso al posto dell’infortunato Zaza, trasforma l’angolo di Insigne nell’assist per Biraghi. È la prima vittoria in Nations League. La prima in trasferta dopo un anno. L’Italia dei gregari, campioni per una notte.
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