La Rossa, la Dotta, la Grassa: Bologna negli anni ha assunto molteplici nomignoli, complice il fatto di essere capoluogo di una regione, l’Emilia Romagna, che in l’Italia è leader in moltissimi settori. La sua Università, la prima del mondo occidentale, è sempre ai primi posti nelle classifiche internazionali, e un quarto dei bolognesi risulta iscritto all’ateneo. Le fortissime tradizioni del territorio riguardano la cucina, la musica, la politica e la cultura. In questo senso, i sette segreti di Bologna sono piccoli tesori che solo un vero bolognese – o aspirante tale – conosce. Scopriamoli insieme!
La scultura
I sette segreti di Bologna riguardano alcuni piccoli particolari artistici sparsi per la città. Il primo si può trovare in Santo Stefano, la piazza delle Sette Chiese. Lungo la via che conduce alla piazza, sui palazzi sono scolpiti i volti di alcuni santi, tranne uno, che rappresenta invece un gargoyle, il volto di un demonio. Spostandoci di pochi metri, arriviamo in Piazza Maggiore, centro della città, con la Basilica di San Petronio e la fontana del Nettuno. Posizioniamoci sull’unica piastrella nera della piazza, alle spalle della statua del dio greco. Ecco che in alcuni momenti della giornata, specie a mezzogiorno, uno scherzo del riflesso solare ci mostrerà un particolare scabroso: il pollice della mano sinistra, strategicamente posto vicino alla vita, assumerà le sembianze di un organo sessuale.
L’architettura
I sette segreti di Bologna hanno a che fare anche con alcuni dettagli architettonici. Sempre in Piazza Maggiore si trova Palazzo Re Enzo, intitolato al figlio di Federico II di Svevia. Sotto il palazzo, all’incrocio tra i portici orizzontale e verticale, si trovano degli archi un po’ particolari. Infatti, se ci posizioniamo in un angolo del quadrato che si crea all’incontro dei portici, potremo parlare in direzione del muro (sì, dando le spalle a tutti!) e la persona situata all’altro lato dell’incrocio ci potrà sentire semplicemente appoggiando l’orecchio verso la propria porzione di muro: provare per credere!
Un altro segreto, non supportato da prove in realtà, afferma che sulla cima della torre degli Asinelli si trovi il coccio di un vaso antico.
Un altro segreto, non supportato da prove in realtà, afferma che sulla cima della torre degli Asinelli si trovi il coccio di un vaso antico.
Il terzo riguarda invece via Indipendenza, il cardo della città. Sotto i portici che lo immettono in Piazza Maggiore si trovano infatti tre frasi latine, che simboleggiano i piaceri dell’esistenza: “panis vita, cannabis protectio, vinum laetitia”. Il pane è vita, la cannabis protezione – poiché Bologna in tempi non sospetti ne fu grande esportatrice – il vino gioia. L’ultimo di questi segreti si trova invece in Strada Maggiore, tra le torri e piazza Santo Stefano. Incastrate tra le capriate del soffitto del portico si trovano tre frecce. Leggenda vuole che tre guardie, lanciate all’inseguimento di due delinquenti, siano state distratte dai seni prosperosi di alcune prostitute affacciatesi sulla via. Le frecce scoccate avrebbero quindi raggiunto il tetto del portico.
La finestrella
L’ultimo segreto riguarda via Piella, in pieno centro storico. Tra le mura dei palazzi, infatti, si apre una fessura quadrata, proprio come una finestra, che mostra a chi si affaccia un piccolo rio, il canale delle Moline. Questo panorama è quindi noto con il nome di “Piccola Venezia”. A parte i sette segreti di Bologna, in città si possono incontrare altre peculiarità, come il portico più lungo del mondo, costituito da ben 666 arcate in direzione della Basilica di San Luca, o il corridoio più lungo del mondo presso l’ospedale Rizzoli, con un mistero riguardante le vetrate delle sue finestre. Insomma, che altro aggiungere: Bologna e le sue meraviglie vi aspettano!
Autore: Gabriele Gelmini
Ventisette anni, scrivo di politica e attualità per tante riviste on line. Laureato in Lettere, appassionato di teatro e cultura, aspirante giornalista e attore dilettante, con il cuore un po’ qui e un po’ in Spagna. Leggo, viaggio, canto, scopro, e forse quel che cerco neanche c’è.
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